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Preferire gli stipendi all’Iva è reato: la conferma della Cassazione
La Corte di Cassazione Penale con sentenza 30628/2022 ha confermato l’orientamento per cui non versare l’Iva per pagare gli stipendi rappresenta un reato (art. 10 ter d.lgs. 274/2000).
Nessun premio dunque all’imprenditore in crisi che anteponga gli interessi dei dipendenti a quelli dello Stato.
LA RATIO DELLA DECISIONE. Il debito verso il fisco relativo ai versamenti Iva è collegato ad operazioni imponibili. L’imprenditore, dunque, è tenuto ad accantonare preventivamente l’iva da destinare all’Erario, organizzando le risorse disponibili in modo da poter adempiere all’obbligazione tributaria.
LINEE DI DIFESA. Spetta all’imprenditore, sulla base anche dell’organizzazione aziendale, dimostrare che non è stato altrimenti possibile reperire le risorse necessarie ad adempiere in maniera corretta e puntuale alle obbligazioni tributarie, pur avendo posto in essere tutte le possibili azioni anche sfavorevoli per il proprio patrimonio personale dirette a consentirgli di recuperare , in presenza di una improvvisa crisi di liquidità, quelle somme necessarie ad assolvere il debito erariale, senza esservi riuscito per cause indipendenti dalla sua volontà e ad egli non imputabili.
Accertamenti Tributari
Lo studio offre assistenza qualificata legale e fiscale in materia di accertamenti tributari.
Nel caso di notifica da parte dell’Agenzia delle Entrare, è consigliato sottoporre al Professionista l’atto ricevuto, al fine di verificare la legittimità della pretesa e la tempestività della stessa.
Solo una volta esclusi i profili di illegittimità, si passerà alla definizione dell modalità di pagamento, tenuto conto delle effettive possibilità del contribuente.
Ripresa delle attività
Lo Studio è nuovamente operativo, si riceve sempre previo appuntamento mail (info@avvocatocolzani.it).
DIGITECH CENTER SRL
Sono lieto di formalizzare la mia collaborazione con la società DIGITECH CENTER SRL sui temi della consulenza e formazione aziendale in ambito sicurezza sul lavoro, privacy, d.lgs 231/2001.
Gestione appuntamenti per i mesi estivi
In attesa di poter annunciare novità organizzative dal mese di settembre 2022, segnalo che per i mesi di luglio e agosto riceverò solo previo appuntamento, da richiedersi a mezzo mail info@avvocatocolzani.it
Gli appuntamenti si svolgeranno presso la sede di Via Marsala n. 3 in Monza o in apposita sala riunioni individuata all’occorrenza a seconda delle reciproche esigenze.
Ove possibile, verrà privilegiata la consulenza on line mediante le principali piattaforme (zoom, google meet ec..).
L’organizzazione interna del lavoro, come sempre, segue le scadenze processuali e le priorità individuate con il cliente sulla base di ogni singolo caso sottoposto all’attenzione dello studio.
Lo Studio rimarrà chiusa dall’1 al 15 agosto.
RESPONSABILITA’ DEGLI ENTI: sequestro e pagamento debito tributario
Cassazione Penale, Sez. VI, 11 aprile 2022 (ud. 11 gennaio 2022), n. 13936
Presidente Fidelbo, Relatore D’Arcangelo
In tema di responsabilità degli enti ex d. lgs. 231/2001, la sesta sezione penale della Corte di Cassazione, ha affermato che «il dissequestro parziale delle somme in sequestro per pagare il debito tributario deve essere consentito, sulla base di una interpretazione costituzionalmente orientata del principio di proporzionalità della misura cautelare, laddove si renda necessario al fine di evitare, per effetto dell’applicazione del sequestro preventivo e dell’inderogabile incidenza dell’obbligo tributario, la cessazione definitiva dell’esercizio dell’attività dell’ente prima della definizione del processo».
RESPONSABILITA’ DEGLI ENTI: ok alla messa alla prova
Via libera per la messa alla prova anche nei confronti delle società: è quanto ha stabilito un recente provvedimento del Tribunale di Bari: L’introduzione del sistema di responsabilità da reato ex d. lgs. 231/2001 – si legge nel provvedimento – «risponde ad una logica di prevenzione del crimine, da perseguire proprio attraverso la rieducazione dell’ente: il d. lgs. 231/2001, cioè, tende a imporre all’ente che svolge una attività economica l’adozione di Modelli Organizzativi idonei alla prevenzione del rischio di reati commessi da persone fisiche legate all’ente che abbiano agito nell’interesse o a vantaggio di quest’ultimo. La ratio di politica criminale che ispira il d. lgs. 231/2001 non è la retribuzione fine a se stessa, né la mera prevenzione generale, ma la prevenzione speciale in chiave rieducativa: si vuole, cioè, indurre l’ente ad adottare comportamenti riparatori dell’offesa che consentano il superamento del conflitto sociale instaurato con l’illecito, nonché idonei, concreti ed efficaci modelli organizzativi che, incidendo strutturalmente sulla cultura dell’impresa, possano consentirgli di continuare ad operare sul mercato nel rispetto della legalità o, meglio, di rientrarvi con una nuova prospettiva di legalità».
In relazione alla necessità di dotarsi di un Modello organizzativo per l’accesso alla messa alla prova, secondo il Tribunale «la finalità rieducativa dell’ente non è pregiudicata laddove quest’ultimo si doti del Modello prima della dichiarazione di apertura del dibattimento, quand’anche ciò avvenga dopo la commissione del reato presupposto».